18 Luglio 2013
Il Presidente Sangiorgio scrive a Salerno Economy – blog di informazione economica

Dal blog di informazione economica - Salerno Economy - si riporta il seguente articolo:

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l'intervento di Vittorio Sangiorgio Presidente Coldiretti Salerno sul tema "Finanza e Imprese. Binomio Locale" (Glocal di domenica 14.07.2013)
Gentile direttore,
ho molto apprezzato la riflessione di domenica nella rubrica "Glocal" sul tema della finanza e imprese quale binomio locale per lo sviluppo. Con gran piacere condivido con Lei il pensiero e il progetto che la mia organizzazione sta costruendo con il titolo "L'Italia che vogliamo" e che ambiziosamente sto cercando di contestualizzare in quella provincia salutata al mio insediamento quale "logica" capitale dell'agroalimentare del Mediterraneo. Il tema non e' quello della visione "stereotipata" che si può avere del Mezzogiorno, perché almeno avremmo una visione. Il tema è proprio quello di un Mezzogiorno che non ha visione.
In tanti hanno proposto ricette, la stessa classe dirigente ha solo raccontato di un Mezzogiorno quale “problema” da risolvere per l'Italia, dimenticandosi che qui c’è un gran pezzo dell'Italia del futuro. A partire dai giovani, quelli più formati, i tanti laureati che possono dare energia allo sviluppo del territorio in cui sono cresciuti e dal quale non vorrebbero andar via. Di imprese d'eccellenza il Mezzogiorno è ricco ma solo in una logica puntiforme, non di sistema che fa nascere sviluppo ed economia in un territorio e porta occupazione, benessere, ricchezza nello stesso, senza depredarlo.
Si perché il tema e' proprio questo. La visione stereotipata che abbiamo è proprio quella di un Mezzogiorno visto come terra di "prenditori" e non d'imprenditori. Perché il termine imprenditore e' così bello e nobile che è ormai in via di estinzione. Di “prenditori”, invece, ne abbiamo avuti tanti, predatori che sono venuti a riempirsi d'incentivi e vantaggi in zone industriali oggi deserte, generando i grandi shock industriali del Mezzogiorno. A tal punto che in una delle baie più belle della nostra Penisola, Taranto, abbiamo prodotto un fenomeno che ha portato a dividere la società tra il diritto al lavoro e il diritto alla salute. In un "Paese” serio queste cose non dovrebbero accadere.
Sempre sul tema della visione, ecco che abbiamo generato un fenomeno dove le grandi imprese vanno via in tutti i settori tranne che nell'agroalimentare. Anzi: assistiamo a fenomeni di investimento dall'estero, perché, nonostante tutto, il nostro Paese continua ad avere un grande appeal. Basti pensare all'indagine sul marketing di KPMG che ci dice che il brand Made in Italy e' il terzo per notorietà dopo Coca Cola e VISA. Però, mentre i primi due sono di proprietà di multinazionali, il terzo, il nostro, è un brand a “proprietà democratica”, perché è di tutti noi e come tale va salvaguardato.
E allora, è da qui che possiamo generare la capacità d'attrazione degli investimenti non solo pubblici (i fondi comunitari ci sono per tutti, ma vanno spesi in maniera corretta): in agricoltura, ad esempio, ogni euro che arriva genera ricadute e riflessi che vanno bel oltre la capacità di produzione di pil ma generano ambiente, territorio e qualità della vita. Gli investimenti si attraggono se sappiamo trasferire i valori capaci di generare utili. Finalmente ci siamo resi conto che sta per finire il fenomeno del finanziamento delle start up da modello Silicon Valley (altro fenomeno di finanziarizzazione dell'intangibile).
Il modello italiano della filiera dell'agroalimentare dei territori (a Salerno lo abbiamo chiamato "la provincia di Salerno che vogliamo") ci ha invece aiutato a far capire ad investitori interessati che lo stesso principio del finanziare una start up che generi ritorni nel breve ad alto rendimento lo possiamo ritrovare solo nel progetto di valorizzazione dell'agroalimentare che porterà ad ottenere gli stessi utili nel medio periodo con una percentuale di rischio minore ma con una sicura capacità di rientro, confermata per esempio dai numeri dell'export agroalimentare, unici in costante crescita nel periodo di crisi.
Ma questa non è una casualità bensì è frutto di un progetto nato con una legge del 2001 - la cosiddetta “Legge di Orientamento in agricoltura" - che ha riscritto l’agricoltura e la sua capacità di interpretare il cambiamento in atto e “governarlo”, piuttosto che “subirlo”, aspettando che le cose migliorino.
Sicuramente c’è ancora molto da fare ma i numeri degli occupati e i molti giovani che decidono di investire in agricoltura - lo fanno perchè hanno visto una visione di lungo periodo - ci dicono che siamo sulla buona strada e che il modello che proponiamo afferma il principio dell'economia di rete a fronte della logica di massa critica, dove le individualità contribuiscono a far crescere il sistema senza privarcene.
Su questa strada abbiamo incontrato un artigianato e un manifatturiero di qualità (imprenditori) che dialogano e generano comunità di rete con un sistema orizzontale e non più verticale, abbiamo trovato "l'industria della cultura" che genera un pil pari a quello della finanza ma il doppio degli occupati, e un turismo che potrebbe beneficiare di una spinta frutto di una visione di un'Italia che faccia nascere definitivamente un'industria (per utilizzare l’unico termine che in questo Paese si associa alla produttività) della bellezza, del benessere e del buon vivere.
Dove tutti hanno capito che l’utile di impresa è la logica conseguenza di un prodotto di qualità fatto in un bel territorio che ha rispetto delle persone e dell'ambiente in cui esse vivono. Su questa strada però, caro direttore, ad oggi non abbiamo trovato una “rappresentanza” e una classe dirigente capace di andare oltre se stessa e l’interesse di parte (prenditori), per costruire un interesse “generale” da cui beneficia poi anche quello “particolare”. Per coniugare crescita e benessere bisogna anche investire in una classe dirigente capace di immaginarsi il futuro,generare ottimismo e creare grandi motivazioni e non fermarsi non appena si propone di perdere un "pezzettino" per un interesse più ampio. Più di tutto al Mezzogiorno serve questo.

Vittorio Sangiorgio
Presidente Coldiretti Salerno

 

IMPRESA VERDE CAMPANIA – ENTE DI FORMAZIONE

LA FORMAZIONE

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  • Un gruppo affiatato, esperto ed eterogeneo che ha fatto del lavoro di squadra il proprio punto di forza, che stabilisce insieme gli obiettivi di corsi e progetti, condivide idee, traguardi e successi.
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  • IMPRESA VERDE CAMPANIA SRL articola i propri corsi in diversi settori di attività interagendo con Aziende, Associazioni, Studi Professionali, Scuole ed Enti del territorio, con la volontà di erogare azioni formative e di orientamento a servizio di giovani e adulti.
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  • Analisi dei fabbisogni formativi del territorio per Aziende e P.A.
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  • Studi e ricerche sulle problematiche occupazionali e formative
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