Studiava Scienze della Comunicazione, ma è acqua passata. Rosa Barbato ha ripiegato il sogno universitario e per comunicare al mondo ha scelto i fagioli di Casalbuono. Tredici varietà da recuperare in nome della tradizione. In questa terra di confine, aspra e generosa, nell'ultimo comune del Vallo di Diano, la giovane trentenne oggi coltiva il suo sogno a occhi aperti: una fattoria agricola dedicata ai giovani. “Il futuro non è solo tecnologia, motori e industria – dice. Troppe giovani menti han lasciato i nostri luoghi e scelto di andare lontano, ma altrettante hanno scelto di restare, intuendo le grandi potenzialità e le ricchezze che offrono, io sono tra queste”. Titolare dell’azienda agricola Luna Calante, nel comune salernitano, confeziona un “prodotto tradizionale di alta qualità”. E ha deciso, insieme al marito Attilio Romano, di “ritornare alla terra e al passato comunicando col futuro”. Una piccola realtà rurale, la sua. Due ettari affittati dal nonno che regalano ogni anno fagioli rampicanti e nani. Una produzione che aderisce al Disciplinare di Produzione e richiede l’uso del Marchio collettivo. “Mi sono sposata nel 2009 e con mio marito che lavora nel corpo forestale, dopo essere stato negli alpini e reparto paracadutisti, sono atterrata sulla terra di mio nonno senza averne nemmeno un pezzetto di proprietà: me l'ha data con un contratto di affitto, ma i prodotti sono miei. Non avevo nulla, sono partita da “zerissimo”, la prima idea era abbracciare il progetto avviato dal comune sul recupero del fagiolo, ecotipi locali di cui parlo nel mio sito (www.lunacalante.it)”. Un piccolo laboratorio di cucina sperimenterà altri prodotti, come le erbe selvatiche. Ma soprattutto, si aprirà ai viaggiatori del Duemila che coltivano ritmi lenti e rifuggono la frenesia. “Cerco di recuperare una dimensione umana dell'esistenza, di appassionare i giovani, il cui svago non deve esssere necesariamente discoteca e pub. Ma non deve passare nemmeno il messaggio che fare l'agricoltore un po' acculturato è diventata ormai una moda. No, alla base ci deve essere la passione”. La famiglia approva. Due fratelli, Andrea e Caterina, e i genitori, Giuseppe e Maria, il primo dipendente della comunità montana, la seconda casalinga. “Ai ragazzi dico che non bisogna aspettare il contibuto, la promessa del politico di turno. Mi fa fa male sentire giovani rassegnati lamentarsi “che resto a fare qui”, io mi sono lanciata. E oggi quando spedisco il prodotto rilascio sempre un documento. Così racconto un po' di storia”.